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MIO FIGLIO MI HA DETTO DI ESSERE GAY. E ORA?

  • dott.ssa Alessia Biggio
  • 18 nov 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 15 nov 2024

Terra che frana sotto i piedi, lama tagliente che trafigge lo stomaco, nodo alla gola che spezza il fiato. E ora? Che tragedia! Che succederà di qui in avanti? Cosa devo fare? Perchè proprio a me? Cosa ho sbagliato? L'impatto della rivelazione dell'omosessualità di un figlio può essere davvero travolgente e spaventoso.


Eh già, perché è molto difficile che un genitore accolga la notizia con gioia. Non ho ancora mai sentito nessun genitore esultare nell’esatto momento in cui ha saputo. Qualcuno, che aveva già capito prima, ha provato sollievo e gioia nel sapere che da quel momento in poi, il proprio figlio non sarebbe stato più solo con il suo segreto ma anche il genitore più aperto è difficilmente in grado di “scoprire senza soffrire”. A onor del vero qualcuno c’è ma rimane pur sempre una piccolissima percentuale.


E’ molto importante sapere che accettare l'omosessualità del proprio figlio/a avviene attraverso un processo. Un processo che prevede, quasi inevitabilmente, il passaggio da una serie di stati emotivi che è del tutto comprensibile provare.


Smarrimento, paura, senso di colpa, delusione o talvolta perfino disgusto, risultano essere emozioni comuni e del tutto comprensibili alla luce del fatto che tutti noi siamo stati bersagliati da stereotipi sociali e culturali che non ci hanno aiutati a simbolizzare e interiorizzare come del tutto “normale” la possibilità di essere gay o di avere un figlio gay. Una condizione che rimane pur sempre non prevista né accettata totalmente, dalla società civile e religiosa.


Molti genitori scoprono solo al momento della rivelazione del figlio di avere pregiudizi che non pensavano di avere. Magari hanno amici gay, conoscono gay, frequentano gay ma quando scoprono che loro figlio è gay si ritrovano sopraffatti da paure e angosce che hanno molto a che fare con un retaggio culturale non ancora completamente sradicato. Basti pensare che risale solo al 1990 la decisione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità di cancellare l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali.


Per lo stesso motivo molti figli ancora oggi non fanno coming out in famiglia, neanche da adulti. Non lo dicono perché sono certi che i loro genitori preferirebbero non saperlo. Sono certi che i loro genitori ne rimarrebbero profondamente delusi e decidono così di vivere nell'ombra e tacere molte verità, in nome di una apparente serenità familiare. Purtroppo, per quanto detto finora, si assiste ancora oggi in alcune famiglie a rifiuti reali ma non possiamo non tenere in considerazione come le ricerche evidenzino che fare coming out correli positivamente con un maggior livello di salute e di benessere psicologico della persona.


Per questo è importante sapere che l’accettazione prevede un processo.

Un processo che è possibile compiere anche quando si parte da un iniziale rifiuto!


Un percorso da realizzare che richiede tempo e che può essere facilitato e supportato da percorsi di sostegno psicologico specifici.

 
 
 

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